La regola delle 3C per password sicure e intelligenti

redatto da Aryon Solutions | Cyber Security | 21 Luglio 2025

Nel mondo della cybersecurity si sente spesso parlare di firewall, intelligenza artificiale, Zero Trust. Eppure, uno degli anelli più deboli nella catena di difesa delle aziende resta uno tra i più banali: la password.

Che sia per accedere al gestionale, alla posta elettronica o a un CRM in cloud, le password rappresentano la prima linea di difesa, ma troppo spesso vengono sottovalutate, lasciando aperte falle silenziose che i cybercriminali sfruttano con estrema facilità.

Per affrontare con maggiore consapevolezza la questione, può essere utile applicare un approccio sintetico ma efficace: la regola delle 3C, ovvero Complessità, Cambiamento e Controllo.

Vediamole nel dettaglio.

 

  1. Complessità: il punto di partenza

Una password come “Mario1990” o “Password2024!” può essere indovinata da un attacco automatico in pochi secondi. Eppure, ancora oggi milioni di utenti – anche in azienda – ricorrono a combinazioni semplici, prevedibili e spesso riutilizzate su più servizi.

La complessità non è un optional: è una necessità. Le password efficaci devono essere lunghe, alfanumeriche, contenere simboli, e soprattutto non seguire logiche ovvie.

Ma non basta. Oggi la maggior parte degli attacchi non si basa sul semplice tentativo di forzare una password, ma sull’utilizzo di credenziali rubate in seguito a data breach o phishing. In questi casi, il problema non è solo che password usi, ma cosa succede se qualcun altro la usa al posto tuo.

È qui che entra in gioco la tecnologia. Soluzioni come Darktrace, basate su intelligenza artificiale auto-apprendente, vanno oltre il concetto statico di autenticazione: analizzano in tempo reale il comportamento dell’utente, rilevando azioni sospette anche quando la password è corretta.

 

  1. Cambiamento: le password non sono eterne

Ogni password ha una data di scadenza, anche se non è scritta. Lasciare una credenziale invariata per mesi (o anni) equivale a dimenticare una chiave nella toppa.

Cambiare regolarmente le password è una buona prassi, ma in contesti complessi e dinamici come quelli aziendali, il cambio manuale non basta. Occorre un sistema che sia in grado di:

  • rilevare accessi anomali anche in presenza di login validi;
  • adattarsi a nuovi scenari (smart working, cloud, device mobili);
  • suggerire (o imporre) modifiche proattive quando emergono segnali di compromissione.

Darktrace, grazie alla sua capacità di apprendere il “modello normale” del comportamento degli utenti, rileva qualsiasi deviazione sospetta e può attivare una risposta automatica: isolare il dispositivo, limitare l’accesso, inviare alert in tempo reale.

In pratica, interviene prima che la password diventi un problema.

 

  1. Controllo: serve visibilità, non fiducia cieca

La terza “C” è forse la più importante: controllo. Non si può proteggere ciò che non si vede.
Le aziende devono sapere chi accede, da dove, a che cosa e con quale frequenza.

Avere un sistema che traccia ogni autenticazione non significa solo raccogliere log: significa avere visibilità in tempo reale, capire quando qualcosa non torna e intervenire senza ritardi.

Darktrace offre un livello di controllo avanzato, visualizzando ogni tentativo di login e collegandolo a uno specifico comportamento utente. In questo modo, anche un attacco invisibile – come un accesso legittimo seguito da una movimentazione dati sospetta – non passa inosservato.

 

Le password non bastano più. Ma bastano a farti cadere.

Oggi, la sicurezza informatica non può più affidarsi solo a firewall e antivirus. Le credenziali utente sono il bersaglio preferito degli hacker, e ogni azienda ha il dovere di proteggerle seriamente.

Darktrace, aiuta le aziende italiane a implementare un approccio di sicurezza proattivo, intelligente e integrato, capace di affrontare anche gli errori umani – inevitabili – che derivano da una gestione delle password poco sicura.

 

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